L’arte in un’etichetta … ovvero quando una bottiglia diventa osmosi d’arte e di storie di vite …
Dal 29 marzo al 12 aprile 2014 le Soffitte della palladiana Villa Thiene a Quinto Vicentino sono state corredate da micro opere legate al mondo di quella nobile bevanda a cui i nostri avi attribuivano il potere di stimolare la fecondità artistica e la spinta di elevazione alla divinità.
La mostra in questione è la rassegna “L’arte in un’etichetta” di Giancarlo Riganelli, fondatore della condotta di Slow Food del Vicentino nel lontano 1986 quando Carlo Petrini seminava la filosofia di Slow Food nel circoli italiani di Arcigola, ha iniziato a collezionare etichette di bottiglie di vino fin dagli anni ’60. La sua passione ha oggi la forma di una collezione di 42 000 esemplari che egli periodicamente ha proposto in svariate sedi con mostre tematiche: “Le etichette dei vini italiani” con 8000 esemplari esposti alla Biblioteca La Vigna di Vicenza nel maggio 2007, “I fior di primavera” con 600 etichette esposte a Este nell’aprile del 2009, “La donna e il vino” con 900 esemplari esposti alla Biblioteca La Vigna di Vicenza nel novembre 2011.
L’esposizione è stata commentata da Michela Menegus, specialista di prodotto territoriale e sommelier, la quale ha condotto anche la degustazione di due vini vicentini DOC: il garganega classico della cantina Cavazza di Montebello e la novità del cabernet franc dell’azienda agricola Mattiello di Costozza di Longare.
In un rapido excursus che ha abbracciato oltre 4000 anni storia – dalle anfore con iscrizioni degli Egizi e dei Romani, alle botti marcate ed anfore smaltate del Medioevo, all’arte della soffiatura del vetro in Europa fino alla prima produzione industriale delle bottiglie ad opera degli inglesi nel XVII secolo – si è ripercorso l’inizio della pratica dell’etichettatura, nata per esigenze puramente descrittive, con carte di pergamena manoscritte arrotolate, con targhe d’argento incise e attaccate al collo della bottiglia del XVIII secolo fino all’invenzione della litografia, della stampa in quadricomia, dell’offset e al taccheggio (rilievo dell’etichetta).
L’etichetta moderna come strumento di marketing e comunicazione nasce infatti agli inizi del ‘900 con i motivi floreali e faunistici dello stile Liberty e attraverso le avanguardie artistiche, dopo essersi lasciata alle spalle stemmi, motivi di araldica e scene bucoliche di gusto ottocentesco. L’adozione di grafiche create appositamente da artisti viventi o immagini recuperate da artisti celebri del passato deriva dall’esigenza delle singole cantine di celebrare un anniversario e personaggi illustri, distinguere una specifica produzione, trasferire la filosofia della pratica enologica, trasmettere i valori di un territorio, sostenere progetti di sostenibilità sociale, e, non ultimo, di fissare il forte temperamento di un vino.
Tale è dunque il fascino potente con cui la bevanda divina avvolge chi vuole com-prenderla per rappresentarla che lo stesso Salvador Dalì, autore tra l’altro nel 1958 del painting per la riserva Château Mouton Rothshild, ha fortemente creduto che “i veri intenditori non bevono vino, ma degustano segreti”. L’aurea creativa che avvolge la bottiglia come il campo di una dinamo genera quindi dei processi osmotici inversi: non di rado è accaduto che gli stessi artisti approcciatisi al vino per tradurlo figurativamente si siano trasformati in vignaioli, come Hauner ora ben posizionato tra i vigneti delle Isole Lipari.
Nella collezione di etichette artistiche di Riganelli, che a Villa Thiene contava 1103 etichette di bottiglie di vino con raffigurazioni di carattere artistico provenienti dalle regioni di Italia, ma anche da varie nazioni europee, dall’Australia, dalle Americhe e dalla Russia, si ritrovano diversi e celebri esempi di tutto ciò: delle etichette del produttore di Barolo Vietti che dagli anni ’70 tra i primi in Italia ha deciso di dedicare ai suoi vini delle etichette artistiche, alla rassegna delle etichette di Donna Fugata che attraverso le figure femminili e la mitologia esprime il calore e la storia di Sicilia, fino al progetto “Il vino della pace” della Cantina Produttori di Cormons che fa assurgere l’etichetta ad una summa integrata di arti: pittura, poesia e musica unite per un giorno vendemmiale senza confini geopolitici.
Perché come dice Machado “Il vino è talvolta una scala di sogno”: nell’ascesa ti puoi accomodare ad ogni gradino a gustarne un particolare di bellezza. A partire dell’etichetta.
Michela Menegus Paulin
Per soddisfare alcune curiosità:
http://www.donnafugata.it
http://www.vietti.com
http://www.chateau-mouton-rothschild.com/label-art
http://www.cormons.com
http://www.hauner.it