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Author Archives: Menegus Michela

“Il Gran Galà della Transumanza: una marcia enogastronomica tra tradizione e modernismo”

16/09/2014

“Il Gran Galà della Transumanza: una marcia enogastronomica tra tradizione e modernismo”

La 16a edizione della Festa della Transumanza, evento di rilievo regionale organizzato dalla Pro loco di Bressanvido, conoscerà dei momenti topici: l’arrivo della mandria più numerosa di Italia da Marcesina sull’Altipiano dei 7 Comuni a Bressanvido previsto per domenica 21 settembre e  la giornata dedicata alla ruralità di domenica 28 settembre, con il taglio della forma di formaggio da record ad opera di Latterie Vicentine presso il recente stabilimento di Bressanvido inaugurato giusto un anno fa.

Una delle novità dell’anno 2014 è l’istituzione di una mostra mercato straordinaria che si terrà nelle domeniche del 21 e del 28 settembre per volontà del Comune di Bressanvido: un percorso all’insegna del gusto e dell’arte lungo la strada del Vicerè – per l’occasione sarà chiusa al traffico veicolare- che collega Fattoria Pagiusco con lo stabilimento Latterie Vicentine.

La storica Villa Pagiusco, dimora rurale di Bressanvido messa a disposizione alla comunità della famiglia Pagiusco impegnata da decenni nella pratica della Transumanza unitamente al gruppo de I Transumanti, sarà teatro di due iniziative speciali in seno alla Transumanza. Domenica 28 settembre per tutto il giorno sarà animata da visite alla fattoria, dalla rievocazione dei mestieri di una volta e da un concorso canino e di dog agility. Per giovedì 25 settembre alle ore 20  invece, dopo il successo della prima edizione dello scorso anno, la Pro loco ed il Comune di Bressanvido hanno deciso di riproporre il Gran Galà della Transumanza, cena esclusiva con posti limitati che si svolgerà per l’appunto sotto i portici della cinquecentesca Villa Pagiusco.

Il Gran Galà della Transumanza 2014 sarà una serata che oscillerà tra la tradizione ed il modernismo culinario, ma sempre con un occhio di riguardo verso la variegata produzione casearia ed ittica delle Risorgive e dei prodotti tipici comunali rappresentati delle DE.CO. , non ultima proprio quella recente dei Gnocchi di Poianella.

I sapori della tradizione, desunti dai territori attraversati dalle mandria e dalle straordinarie aziende agroalimentari del Vicentino, saranno pertanto presentati con la disinvoltura informale ed iniziale del finger food e con accostamenti inediti: i distillati di Poli saranno i protagonisti azzardati dell’aperitivo di benvenuto; sfoglie e spezie esotiche immerse nello yogurt renderanno curiosi i preparati  di carne manzo; risorgive e montagne si incontreranno nelle morbidezze dei chicchi di riso; dolce e salato si sposeranno con frutta e formaggio; la tradizione enoica della Pedemontana della Cantina Beato Bartolomeo di Breganze si dispiegherà tra vitigni autoctoni ed internazionali.

Infine, a coronamento di questa marcia culinaria, sarà proposto il Dolce della Transumanza, interpretazione artistica rigorosamente in chiave veneta del cake design, e una doppia conclusione stilistica: l’innovativa grappa bio e le macerazioni di erbe evocative della storia del territorio montano  della Vaca Mora. A significare che la Transumanza nel 2014 può esser vissuta senza falsi nostalgici, recuperandone lo spirito di comunità e convivialità ma coniugandolo al gusto ed allo stile dei giorni attuali.

Event managent by Menegus Michela

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“L’Arte in un’etichetta”

L’arte in un’etichetta …  ovvero quando una bottiglia diventa osmosi d’arte e di storie di vite …

Dal 29 marzo al 12 aprile 2014 le Soffitte della palladiana Villa Thiene a Quinto Vicentino sono state corredate da micro opere legate al mondo di quella nobile bevanda a cui i nostri avi  attribuivano il potere di  stimolare la fecondità artistica e la spinta di elevazione alla divinità.

La mostra in questione è la rassegna “L’arte in un’etichetta” di Giancarlo Riganelli, fondatore della condotta di Slow Food del Vicentino nel lontano 1986 quando Carlo Petrini seminava la filosofia di Slow Food nel circoli italiani di Arcigola, ha iniziato a collezionare etichette di bottiglie di vino fin dagli anni ’60. La sua passione ha oggi la forma di una collezione di 42 000 esemplari che egli periodicamente ha proposto in svariate sedi con mostre tematiche: “Le etichette dei vini italiani” con 8000 esemplari esposti alla Biblioteca La Vigna di Vicenza nel maggio 2007, “I fior di primavera” con 600 etichette esposte a Este nell’aprile del 2009, “La donna e il vino” con 900 esemplari esposti  alla Biblioteca La Vigna di Vicenza nel novembre 2011.

L’esposizione è stata commentata da Michela Menegus, specialista di prodotto territoriale e sommelier, la quale ha condotto anche la degustazione di due vini vicentini DOC: il garganega classico  della cantina Cavazza di Montebello e la novità del cabernet franc dell’azienda agricola  Mattiello di Costozza di Longare.

In un rapido excursus che ha abbracciato oltre 4000 anni storia – dalle anfore con iscrizioni degli Egizi e dei Romani, alle botti marcate ed anfore smaltate del Medioevo, all’arte della soffiatura del vetro in Europa fino alla prima produzione industriale delle bottiglie ad opera degli inglesi nel XVII secolo – si è ripercorso l’inizio della pratica dell’etichettatura, nata per esigenze puramente descrittive, con carte di pergamena manoscritte arrotolate, con targhe d’argento incise e attaccate al collo della bottiglia del XVIII secolo fino all’invenzione della litografia, della stampa in quadricomia, dell’offset e al taccheggio (rilievo dell’etichetta).

L’etichetta moderna come strumento di marketing e comunicazione nasce infatti  agli inizi del ‘900 con i motivi floreali e faunistici dello stile Liberty e attraverso le avanguardie artistiche, dopo essersi lasciata alle spalle stemmi, motivi di araldica e scene bucoliche di gusto ottocentesco. L’adozione di grafiche create appositamente da artisti viventi o immagini recuperate da artisti celebri del passato deriva dall’esigenza delle singole cantine di celebrare un anniversario e personaggi illustri, distinguere una specifica produzione,  trasferire la filosofia della pratica enologica, trasmettere i valori di un territorio, sostenere progetti di sostenibilità sociale, e, non ultimo, di fissare il forte temperamento di  un vino.

Tale è dunque il fascino potente con cui la bevanda divina avvolge chi vuole com-prenderla per rappresentarla che lo stesso Salvador Dalì, autore tra l’altro nel 1958 del painting per la riserva Château Mouton Rothshild, ha fortemente creduto che “i veri intenditori non bevono vino, ma degustano segreti. L’aurea creativa che avvolge la bottiglia come il campo di una dinamo genera quindi dei processi osmotici inversi: non di rado è accaduto che gli stessi artisti approcciatisi al vino per tradurlo figurativamente si siano trasformati in vignaioli, come Hauner ora ben posizionato tra i vigneti delle Isole Lipari.

Nella collezione di etichette artistiche di Riganelli, che a Villa Thiene contava 1103 etichette di bottiglie di vino con raffigurazioni di carattere artistico provenienti dalle regioni di Italia, ma anche da varie nazioni europee, dall’Australia, dalle Americhe e dalla Russia, si ritrovano diversi e celebri esempi di tutto ciò: delle etichette del produttore di Barolo Vietti che dagli anni ’70 tra i primi in Italia ha deciso di dedicare ai suoi vini delle etichette artistiche, alla rassegna delle etichette di Donna Fugata che attraverso le figure femminili e la mitologia esprime il calore e la storia di Sicilia, fino al progetto “Il vino della pace” della Cantina Produttori di Cormons che fa assurgere l’etichetta ad una summa integrata di arti: pittura, poesia e musica unite per un giorno vendemmiale senza confini geopolitici.

Perché come dice Machado “Il vino è talvolta una scala di sogno”: nell’ascesa ti puoi accomodare ad ogni gradino a gustarne un particolare di bellezza. A partire dell’etichetta.

Michela Menegus Paulin

Per soddisfare alcune curiosità:

http://www.donnafugata.it

http://www.vietti.com

http://www.chateau-mouton-rothschild.com/label-art

http://www.cormons.com

http://www.hauner.it

 

 

 

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“AstrattaMente Reale”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

08/04/2014

AstrattaMente Reale

Recensione critica per la mostra personale del pittore vicentino Alessandro Beggio “AstrattaMente Reale” – 25 aprile 2014

Alessandro Beggio reclama la sua identità artistica sin dal lontano 1979 quando, iniziato al mondo dell’arte dal maestro Otello De Maria, si forma a contatto delle più significative espressioni artistiche del vicentino. Si stacca presto dalle iniziali esperienze figurative rivolgendosi all’astrattismo, forma espressiva più congeniale alla sua polivalente personalità.

Se il suo furor creativo prescinde quindi la rappresentazione oggettiva del Reale, la sua volontà di conoscere attraverso l’opera pittorica lo porta a sviluppare nel corso dei decenni un linguaggio pittorico immaginifico: Beggio apre così un percorso di epistemologia del dato reale condotto con una forma mentis giammai incatenata dalla figura, bensì ancorata dalla forma cromatica che oggi appare più calda rispetto alle prime algide produzioni.

La realtà di Beggio parte infatti dalla texture del quadro: macchie di colore materico nate in una piattaforma di incontro di tessuti, sabbie, polveri, velature rese con colori acrilici e graffiature che intersecano gli elementi della composizione in progress.

La scelta cromatica di base è prerogativa dell’artista; su di essa egli poi inizia il suo costrutto mediante un processo di associazioni sinestetiche. L’inizio della comunicazione avviene in prima battuta con l’accostamento inedito di tavolozze: prevalenza di varietà di grigio su cui stridono le tonalità ocra, su cui arridono i rosati, sui cui spazia il non-colore bianco, sui cui si impongono i toni verdi e blu. Le emozioni trasposte con luminosità e sollecitate con uno scarto mnemonico testimoniano con quanto vigore una forma pittorica possa diventare una narrazione paziente e persuasiva, marcata da messaggi subliminari e codici criptati.

Oggetto centrale dell’indagine rimane il paesaggio urbano, evoluzione delle architetture dei primordi, quasi sempre privato della figura ma non della presenza umana, quindi fortemente antropizzato: simulazioni di visioni a volo d’uccello, monoprospettive di agglomerati, porzioni di archeologia industriale, accessi rubati al tempo, strutture di ispirazione modernista, sono immagini scomposte e ricomposte, poi collegate organicamente da ponti stilizzati i quali assurgono a nessi mentali e scandiscono il ritmo delle storie dipinte di Beggio. E se talvolta  l’artista rompe il processo logico di indagine inserendo nella sua produzione elementi figurativi riconoscibili, essi per lo più sono riconducibili a volumi muliebri che egli rende con inattesa sensualità e di cui egli si serve per scandagliare il mondo dei sentimenti.

AstrattaMente Reale è pertanto una sintesi pittorica di conoscenza della realtà in cui Beggio saggia metodologie e condizioni per esprimere idee, senza tuttavia scivolare in una forma d’arte concettuale. Le sue pitture sono infine incubatori di concetti, se non di istanze sociali, che tuttavia non ne turbano la piacevolezza estetica ed il godimento.

Perché la spinta libertaria del nostro painter indipendente lascia sempre all’estimatore “il piacere e il tempo di vedere l’opera prima ancora di capirla”.

 

Michela Menegus Paulin

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“L’epopea del contastorie tra i vigneti dei Colli Berici”

“L’epopea del contastorie tra i vigneti dei Colli Berici”

20 novembre 2013

L’epopea del contastorie tra i vigneti dei Colli Berici

A Castegnero arriva Veneto Mistero con il nuovo recital dello scrittore Giaretta

Venerdì 22 novembre alle ore 20.30 Veneto Mistero, il Festival di spettacoli culturali dedicato interamente ai luoghi leggendari e misteriosi della regione, spunta tra i vigneti dei Colli di Castegnero, nella storica tenuta vitivinicola Costalunga.

Questo evento, organizzato dalla Pro loco di Castegnero in collaborazione con l’Associazione Culturale BOLArt di Bolzano Vicentino, ha un titolo impegnativo che lascia presagire la vena sociologica della kermesse: “La figura del Contastorie tra timori ancestrali e paure moderne”.

Il nuovo spettacolo, sceneggiato a tre mani dallo scrittore Tommasino Giaretta, dalla copywriter Michela Menegus e dall’attore Marcello De Boni, nasce dall’esigenza, dopo cinque anni di festival sul mistero e sui filò, di ritagliare uno spazio di riflessione tutto dedicato al personaggio contastorie, mitico cantore e protagonista indiscusso dei filò della campagna vicentina del Novecento, che lo scrittore Giaretta aveva già celebrato in tempi non sospetti con i due suoi racconti: El filò (da Storie in corte, 2001) e Il Contastorie (da Oraponobi, 2005).

L’impianto di questo recital alterna monologhi, letture espressive e testi recitati ad opera dello stesso autore e del gruppo teatrale amatoriale I Semprepiùverdi e mira a ricreare l’atmosfera dei passati momenti di vita sociale nelle stalle, dove episodi di vita paesana e pettegolezzi venivano conditi da leggende e superstizioni. Ecco dunque messe in scena le fantasmagoriche storie popolari, come quella de L’Omo invisibile (da Orapronobi, 2005) e del salbaneo del L’Anfora misteriosa (dall’omonimo racconto inedito), e la rievocazione dei ripari nelle stalle nell’attesa dell’incursione del misterioso e famigerato aereo Pippo (da Il mondo di Tote, 2011) durante l’ultimo conflitto mondiale.

La performance, musicata dalla compositrice e fisarmonicista Bruna Patera, conosce dei picchi altamente lirici nel narrare l’ascesa, l’apice e quindi la fine dell’opera del contastorie: se il buio era il suo più grande complice nell’espletamento della sua missione, con l’avvento delle luci della televisione ed il conseguente cambiamento dello stile di vita delle famiglie nelle comunità di campagna, egli si trova esautorato del suo ruolo sociale di comunicatore conoscendo una morte in assoluta solitudine.

La scomparsa del contastorie marca l’inizio di quello che sarà la radicale trasformazione del mondo rurale tra i due secoli, che Tommasino Giaretta, da buon giornalista pubblicista e indagatore di fatti e personaggi tra la provincia di Vicenza e Padova, ha immortalato nei suoi cinque volumi di racconti, arrivando a ragione a guadagnarsi l’eredità delle “stimmate del narratore” che già furono del suo Jijio Costenaro.

Partecipazione libera. Posti limitati.

Info: proloco.castegnero@libero.itmichelamenegus@menegusmichela.com

Per saperne di più:

Veneto Spettacoli di Mistero: www.spettacolidimistero.it

Pro loco di Castegnero: www.prolococastegnero.it

Tommasino Giaretta: http://it.wikipedia.org/wiki/Tommasino_Giaretta

Associazione Culturale BOLArt: www.bolart.it

Az. Agricola Costalunga – Villa Maffei: www.costalungavini.com

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“Il mistero corre su … due ruote”

“Il mistero corre su … due ruote”

14/11/2013

Il mistero corre su … due ruote

Elfi, fade e striossi della pedemontana raccontati tra le risaie

Venerdì 15 novembre alle ore 20.30 Veneto Mistero, il Festival di spettacoli culturali dedicato interamente ai luoghi leggendari e misteriosi della regione, pedala fino a Grumolo delle Abbadesse. Perché proprio nella splendida Villa Canal, dimora del Cinquecento di ispirazione palladiana, progettata per essere la residenza estiva per la famiglia nobile veneziana Canal Badoer nella campagna vicentina tra le risaie e le rogge di risorgiva, si terrà la presentazione della novità editoriale 2013 per gli amanti del ciclo-escursionismo, ovvero il libro  “Leggende in bicicletta: misteri della Valsugana e leggende della Valbrenta” a cura degli scrittori Simone Cavallin e Roberto Frison.

La serata vedrà gli stessi autori, protagonisti anche della puntata radiofonica Radio Mistero andata in onda lo scorso 30 ottobre su Radio Vicenza, impegnati in un recital che svelerà i misteri del nome e del letto fluviale della Brenta, delle creature fatate dei cespugli di erica della pedemontana, dei maestri alchimisti della ceramica bassanese e molto altro.

Simone Cavallin, insegnante di lettere, giornalista e scrittore di Romano d’Ezzelino, collabora con enti e riviste dedicate alle eccellenze e all’identità dell’area pedemontana veneta e dirige le pagine del portale di divulgazione storico – letteraria ezzelinodaromano.it. Appassionato di letteratura per l’infanzia, ha pubblicato filastrocche per bambini sul periodico Gustavo – L’elefantino blu e scritto un romanzo-saggio per bambini dedicato al suo paese: Io sono Romano.

Roberto Frison, anch’egli romanotto di origini contadine, odontotecnico di professione e dirigente CNA a più livelli, si dedica da sempre alla civiltà rurale, approfondendo aspetti e aneddoti della tradizione popolare veneta. Collabora con quotidiani e riviste locali, scrive romanzi e spettacoli teatrali, organizza iniziative e manifestazioni culturali, anche in seno al Palio delle Contrade di Romano, dove crea gli Angoli Rustici. Dal 2009 è progettista culturale per la rassegna Veneto Spettacoli di Mistero dove opera anche come esperto di favolistica popolare.

Lo spettacolo di Villa Canal è rivolto ad un pubblico eterogeneo vicino alla natura, amante dei paesaggi, attento alla storia locale: dagli sportivi delle due ruote ai nuclei famigliari o ai gruppi di amici, che sempre più spesso praticano le due ruote come occasione di condivisione e di vita sociale.

In definitiva la serata offre ad un target variegato di pubblico una lettura del nostro territorio attraverso la cultura del mondo magico e misterioso della favolistica popolare con due interpreti al di fuori degli schemi.

INGRESSO GRATUITO fino ad esaurimento posti – Posti limitati

PER SAPERNE DI PIU’

Organizzatore: Pro loco Bolzano Vicentino – e-mail: proloco.bolzanovicentino@virgilio.it

Direzione artsistica ed esecutiva: Michela Menegus www.menegusmichela.com

Leggende in bicicletta http://www.leggendeinbicicletta.it

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“Lo scrittore Giaretta scioglie i misteri delle Risorgive”

“Lo scrittore Giaretta scioglie i misteri delle Risorgive”
Tommasino Giaretta in una scena de “L’omo invisibile”

 

5 novembre 2013

Lo scrittore Giaretta scioglie i misteri delle Risorgive

Un reading con degustazioni di pesce d’acqua dolce in una delle più antiche dimore rurali bolzanesi

Sabato 9 novembre alle ore 20 Veneto Mistero, il Festival di spettacoli culturali dedicato interamente ai luoghi leggendari e misteriosi della regione, ritorna a Bolzano Vicentino, paese della fascia delle Risorgive dell’est vicentino.

Ed è proprio sul tema dell’acqua e della morfologia del territorio che lo scrittore Tommasino Giaretta, accompagnato dalla fisarmonicista Bruna Patera, intratterrà il pubblico raccontando il paesaggio della campagna vicentina e padovana ed i suoi elementi geologici peculiari attraverso le leggende, le storie, le superstizioni e le simbologie ad essi collegati: ecco che ne Il Fontanòn del Diavolo  – racconto che ha ottenuto la menzione speciale alla prima edizione del Festival del Mistero nel 2009 – svela il mistero dell’acqua delle polle e delle rogge di risorgiva; nell’inedito La motta del Diavolo scava sugli anomali tumuli di terra che interrompono l’orizzonte piatto della pianura; nell’originale La Brentana si sprofonda negli abissi della paura causati dell’impetuosità dell’elemento liquido.

Giornalista pubblicista, da oltre vent’anni Tommasino Giaretta indaga tra la provincia di Vicenza e Padova raccogliendo le tradizioni orali e archiviando costumi; è considerato a tutti gli effetti il cantore di un mondo rurale di transizione tra i due secoli, che egli immortala attraverso personaggi e vicende di storia vissuta in cinque volumi di racconti: Storie in corte (2001), Storie memoria (2003), Orapronobi (2005), Storie dell’altro mondo (2008), Il mondo di Tote (2011).

Lo spettacolo organizzato dalla Pro loco di Bolzano Vicentino non poteva trovare una location più consona: Villa Dal Verme Chiericati Terreran è infatti uno dei palazzi rurali bolzanesi più antichi a qualche chilometro dal letto del Brenta, a pochi passi dal fiume Tesina e lungo la roggia di Risorgiva Ghebbo. Edificio di matrice gotica e con annessi rustici e portale d’ingresso settecenteschi, arredato nei saloni del pianoterra con preziosi caminetti del Sansovino, risale intorno al 1442, quando Francesco Lombardo di Venezia acquista parte dei beni confiscati dalla Repubblica dal condottiero Ludovico Dal Verme. Poco dopo, nel 1451, la proprietà viene venduta al nobile vicentino Bartolomeo Chiericati, sposatosi in quell’ anno con Anna Pagello. Gli stemmi raffigurati al primo piano nobile infatti appartengono agli sposi e al figlio primogenito Giovanni, che nel 1479 diventerà proprietario della tenuta.

Infine, in linea con il tema proposto, la cena consisterà in una declinazione di pesce d’acqua dolce DE.CO.: dalle degustazioni della pietanza vicentina per eccellenza, il bacalà, alla protagonista della serata, la trota iridea delle Risorgive, con il trionfo della specialità DE.CO. bolzanese: gli avannotti di trota in saor. Il tutto sarà innaffiato dall’etichetta territoriale Tergola, il pinot grigio in purezza della DOC Breganze che deriva il nome dalla famosa risorgiva e dalla roggia che solca Bolzano Vicentino.

Insomma una serata multidisciplinare dedicata alla cultura del territorio, ideata dalla progettista culturale Michela Menegus, i cui posti disponibili sono quasi tutti esauriti.

Partecipazione solo su prenotazione:

proloco.bolzanovicentino@virgilio.itmichelamenegus@menegusmichela.com

Per saperne di più:

Veneto Spettacoli di Mister: www.spettacolidimistero.it

Tommasino Giaretta: http://it.wikipedia.org/wiki/Tommasino_Giaretta

Villa Chiericati Terreran: www.villachiericatiterreran.com

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